I 5 componenti necessari per comporre un Sistema Antifurto per la Casa

Un sistema antifurto per la casa può includere diversi componenti per garantire la sicurezza dell’abitazione. In generale comprende:

  1. Sensori di movimento: questi dispositivi rilevano qualsiasi movimento all’interno o all’esterno della casa, e inviano un allarme al sistema centrale in caso di attivazione.
  2. Contatti magnetici: questi dispositivi vengono installati su porte e finestre e rilevano quando vengono aperti. Se vengono aperti quando il sistema è armato, l’allarme viene attivato.
  3. Sirene: una volta attivato l’allarme, una sirena suona all’interno e all’esterno della casa per avvisare gli intrusi e i vicini dell’effrazione in corso.
  4. Sistema di controllo: un dispositivo centrale, spesso un pannello di controllo o tastiera, che riceve segnali dai sensori e attiva l’allarme in caso di necessità. È inoltre possibile controllare e monitorare il sistema antifurto tramite un’app per smartphone o una interfaccia web.
  5. Sensori di Emergenza: grazie ai quali puoi tenere sotto controllo alcune condizioni particolari, come il malfunzionamento di un sensore antincendio o fumo, piuttosto un sensore rottura vetro o per il gas, o per rilevare la presenza di acqua.

Un sistema di questo tipo può essere installato sia da professionisti che da fai-da-te, anche se l’installazione professionale è consigliata per garantire una maggiore sicurezza e funzionalità.

Come proteggere la casa da un incendio? Il sensore Antincendio

Un sensore antincendio è un dispositivo progettato per rilevare la presenza di fumo o di calore e attivare un allarme in caso di necessità. Esistono diversi tipi di sensori antincendio, ognuno dei quali è progettato per rilevare specifici segni di un incendio.

  • Sensori di fumo: questi sensori utilizzano una sorgente luminosa e un sensore fotoelettrico per rilevare la presenza di particelle di fumo nell’aria. Quando vengono rilevate particelle di fumo, il sensore invia un segnale al sistema di allarme antincendio.
  • Sensori di calore: questi sensori rilevano la presenza di un aumento della temperatura nell’ambiente. Se la temperatura raggiunge un livello predefinito, il sensore invia un segnale al sistema di allarme antincendio.
  • Sensori di monossido di carbonio: questi sensori rilevano la presenza di monossido di carbonio nell’aria, un gas incolore e inodore che può essere prodotto da apparecchiature per il riscaldamento o da generatori di energia, e invia un allarme alla centrale quando raggiunge livelli pericolosi

I sensori antincendio devono essere installati in modo strategicamente, in modo che coprano tutte le zone dell’edificio, sia all’interno che all’esterno, ed è importante mantenerli regolarmente testati e puliti per garantire che funzionino correttamente in caso di emergenza.

E per prevenire allagamenti o perdite di acqua?

Un sensore di perdita d’acqua è un dispositivo che rileva la presenza di acqua in un luogo dove non dovrebbe esserci, segnalando così una perdita o una fuoriuscita. Questi sensori possono essere installati in una varietà di impostazioni, tra cui case, edifici commerciali, centrali elettriche e industrie. Possono essere utilizzati per rilevare perdite in tubazioni, condotte, piscine, serbatoi e altre attrezzature idriche.

Come prevenire fughe di gas? il Sensore Gas

Un sensore di gas funziona tramite la misura della concentrazione di un determinato gas presente nell’aria. Ci sono diversi tipi di sensori di gas, ognuno dei quali è progettato per rilevare una specifica categoria di gas, come ad esempio i sensori di monossido di carbonio, biossido di carbonio o gas refrigeranti.

Il principio di funzionamento di base di un sensore di gas è l’utilizzo di un materiale sensibile che cambia le sue proprietà fisiche o chimiche in presenza del gas da rilevare. Il cambiamento delle proprietà del materiale sensibile viene poi convertito in un segnale elettrico che può essere utilizzato per indicare la presenza del gas e la sua concentrazione.

In generale un sensore di gas consiste di:

  • una parte sensibile (che può essere un materiale solido, una membrana, una soluzione, etc)
  • un dispositivo di conversione (che può essere una resistenza, un termocoppia, un conduttimetro, etc)
  • un circuito di elaborazione del segnale.

Ad esempio, i sensori di monossido di carbonio utilizzano spesso materiali sensibili che reagiscono con il monossido di carbonio per generare un segnale elettrico. I sensori di gas a infrarossi, invece, utilizzano un sistema ottico per rilevare la concentrazione di un determinato gas attraverso la misura dell’assorbimento della radiazione infrarossa da parte del gas stesso.

 

SIM Allarme Casa: gli Operatori e le migliori Tariffe

 

 

SIM ALLARME CASA, GLI OPERATORI E LE TARIFFE AGGIORNATE

ANCORA INDISPENSABILI LA VOCE E GLI SMS

Va fatta una premessa fondamentale, le notifiche via Voce ed SMS restano ancora le più affidabili in assoluto!

Si, proprio così! Nonostante gran parte dei nuovi allarmi per la casa di nuova generazione sia dotato di connessione WiFi, la notifica via SMS è ancora l’eccellenza in termini di sicurezza, sicuramente per la più ampia e sicura disponibilità della copertura.  

Vero anche che rispetto al WiFi ci sono costi di gestione più alti con gli SMS ma è anche vero che in termini di sicurezza di un impianto di allarme la notifica è una cosa seria e delegarla alla propria linea WiFi è ancora troppo azzardato. 

Ecco la ragione per cui troviamo ancora a bordo di ogni sistema di Antifurto per la casa, lo slot per la SIM card. Quasi tutti gli operatori forniscono uno speciale abbonamento che vi consentirà di installare a bordo del tuo Allarme una SIM con alcune caratteristiche speciali, come un canone pensato apposta che include SMS VOCE e spesso anche un monte mega di connessione ad INTERNET, inoltre questa speciale SIM card non ha scadenza per cui nessun problema se vi dimentica di ricaricarla!

CONSIGLI PRIMA DELL’ACQUISTO

Prima però di procedere all’acquisto è consigliabile verificare la copertura dell’operatore scelto, tieni in considerazione che la centrale antifurto spesso viene installata in punti interni all’abitazione e talvolta nascosti pertanto se intendi provare la copertura direttamente dal tuo cellulare, avvicinati più possibile alla centrale antifurto e scopri la reale disponibilità di linea, se non dovesse esserci sufficiente segnale prova con un altro operatore o in alternativa cerca una diversa collocazione della centrale magari in un posto più vicino ad una finestra o alla parete perimetrale dell’edificio.

Se spostare la centrale dovesse farti allontanare troppo dai sensori wireless puoi installare un piccolo amplificatore che ti consente di aumentare la copertura verso i sensori. Sconsigliamo infatti l’utilizzo di ripetitori GSM / 3G / 4G poichè difficilmente sono affidabili per questo tipo di funzione e spesso causano interferenze anche su frequenze diverse. 

In questo articolo vi daremo tutte le informazioni aggiornate operatore per operatore con i costi mensili e le caratteristiche principali, abbiamo analizzato per voi i principali operatori di Telefonia Mobile in Italia, le offerte sono allineate tra di loro alcune prevedono anche soluzioni anticipate annuali altre invece anche canone mensili, la scelta non resta che alla effettiva copertura dell’operatore.

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I termini più usati negli impianti di allarme per la casa

Allarme Casa 

la Guida alle Parole più Utilizzate 

 

ANTI JAMMER

Sensore antisabotaggio del sistema d’allarme. Ha la specifica funzione di contrastare l’attacco dell’antifurto attraverso l’utilizzo di specifici dispositivi detti jammer.

AUTOALIMENTATO

Componente dotato di batteria. Quest’ultima viene costantemente alimentata, in modo che possa entrare in funzione, e quindi far funzionare il sistema d’allarme, anche in caso di blackout.

BARRIERE

Sensore composto da due elementi, una trasmittente ed una ricevente che capta il segnale della prima. La comunicazione tra i due elementi crea, appunto, una barriera invisibile. Questo perché, nel momento in cui qualcuno o qualcosa dovesse provare ad attraversare il campo di comunicazione, quest’ultima si interromperebbe, facendo scattare l’allarme.

CENTRALE ANTIFURTO

La centrale, detta comunemente centralina, è il fulcro dell’antifurto. È un vero e proprio cervello del sistema, al quale sono collegati tutti gli altri elementi che lo compongono. L’utente comunica con la centrale attraverso tastierini, chiavi o tessere. Utilizzando questo cervello è possibile attivare o disattivare l’antifurto e controllare le diverse zone di copertura. I sensori, una volta rilevata un’intrusione, inviano l’allarme alla centrale, che a sua volta fa scattare le sirene e gli altri segnalatori.

IMPIANTO FILARE

Impianto di allarme installato attraverso l’utilizzo di cavi. È importante predisporre l’impianto elettrico o verificare che esso supporti un antifurto filare. I cavi in questione sono infatti differenti da quelli elettrici, comportando una certa attenzione nell’istallazione. Un impianto d’allarme filare è solitamente più costoso e difficile da installare, ma viene ritenuto più sicuro. Il solo tentativo di tagliare i cavi, infatti, fa scattare l’allarme. Un antifurto può anche essere costituito da un insieme di elementi filari e wireless.

JAMMER 

Dispositivo utilizzato illegalmente per il sabotaggio di sistemi di comunicazione e d’allarme. Nello specifico un jammer emette delle onde radio, posizionandosi sulle stesse frequenze del dispositivo che intende sabotare, creando così un’interferenza che impedirà la comunicazione tra le componenti del suddetto dispositivo. Nel caso di un antifurto per la casa, le frequenze utilizzate sono 433,92 e 868 MHz.

LENTE DI FRESNEL

Grazie alla sua particolare struttura basata su una serie di elementi concentrici, detti anelli di Fresnel, questo tipo di lente permette una notevole riduzione dell’ingombro di spazio. Nata per i fari da navigazione, essa ha poi trovato impiego, nel corso del tempo, in molti altri settori, fino ad arrivare anche a quello della sicurezza. Sono proprio le lenti di Fresnel quelle utilizzate dai sensori PIR. Esse permettono al rilevatore di avere un campo visivo che si estende tra i 90° e i 110 gradi.

MICROONDE

Insieme ai PIR le microonde costituiscono una delle due principali tecnologie utilizzate per il funzionamento dei sensori. Emettendo una serie di onde, infatti i sensori che utilizzano questa tecnologia creano un vero e proprio campo elettromagnetico che riempie l’ambiente. Un eventuale intruso creerà inevitabilmente uno spostamento e quindi una modifica che del campo creato dal sensore, che farà di conseguenza scattare l’allarme.

PET IMMUNE

Vengono definiti pet immune, in base alla tecnologia che li caratterizza, quei sensori in grado di distinguere gli animali di casa da eventuali intrusi, lasciando i nostri amici a quattro zampe liberi di muoversi anche quando l’impianto d’allarme è attivo. Nel linguaggio comune si dice che questi sensori vengano tarati in base al peso dei nostri animali. In realtà essi possono funzionare in diverse modalità. È possibile, ad esempio, che la tenda a infrarossi creata dal sensore venga tagliata alla loro altezza, in modo che il sistema non rilevi la presenza del gatto o del cane ma rilevi comunque quella di una persona. Un altro sistema su cui si basa il funzionamento dei sensori pet immune è la differenza di temperatura. L’uomo ha infatti una temperatura corporea diversa da quella degli animali, quindi il sensore può essere tarato in modo da non rilevare le variazioni di temperatura di un determinato range.

PERIMETRALE

Insieme o singolo componente dell’impianto di antifurto posto a controllo del perimetro dell’edificio. Possono essere definiti perimetrali, ad esempio, i sensori per porte e finestre. Per un controllo ottimale il sistema perimetrale va sempre combinato con quello volumetrico.

PIR

Acronimo di passive infrared. Si riferisce alla tecnologia utilizzata da alcuni componenti dell’antifurto per la casa, in particolar modo i sensori. Il significato di infrarosso è “sotto il rosso”. La definizione dipende dal fatto che, tra tutti i colori esistenti, il rosso è quello visibile con una frequenza elettromagnetica più bassa. La radiazione infrarossa è quindi una radiazione con una banda di frequenza inferiore a quella della luce visibile, anche se maggiore di quella delle onde radio. La cosiddetta banda infrarossa corrisponde ad una lunghezza d’onda compresa tra 700 nm ed 1 mm. Ogni oggetto che sia caratterizzato da una temperatura superiore allo zero assoluto emette spontaneamente radiazioni in questa banda. Gli elementi che si avvalgono di tecnologia pir, quindi, ricevono tutte queste radiazioni, e sono passivi nel senso che non emettono energia propria. Molti sensori per antifurto utilizzano i pir, acquisendo per estensione la definizione di PIR o quella di PID, che sta per passive infrared detector. Questo tipo di sensori viene definito di movimento, poiché atto a rilevare l’eventuale presenza di un elemento esterno all’interno di un ambiente. Il sensore in realtà non rileva propriamente il movimento. Il meccanismo si basa sul fatto che, una volta inserito in una stanza, il sensore ne rileva l’energia, e quindi la temperatura. Nel momento in cui qualcuno o qualcosa inizia a muoversi all’interno della stessa stanza, inevitabilmente va a modificare, in maniera piuttosto brusca, la temperatura che il sensore aveva registrato. È questo cambiamento che fa scattare il sensore, che reagirà allarmando la centralina.

RILEVATORE DI MOVIMENTO

Il sensore, o rilevatore di movimento, è uno dei principali componenti di un antifurto. Si tratta dell’occhio del sistema, quello che rileva eventuali intrusioni e le segnala alla centrale. Può essere da interno o da esterno e funzionare grazie a differenti tecnologie, come quella a infrarossi o quella a microonde. Ne esistono svariati tipi, da scegliere in base alle necessità dell’utente. Un sistema d’allarme efficace si avvale di più sensori, in modo da poter tenere sotto controllo ogni area della casa o dello spazio in cui il sistema viene installato. I sensori possono essere perimetrali o volumetrici, ed esistono, inoltre, sensori specifici per particolari aree o elementi, come porte e finestre.

COMBINATORE TELEFONICO

Collega l’antifurto alla linea telefonica. In questo modo, allo scattare del sistema, invia messaggi d’allarme attraverso il telefono ad un istituto di sorveglianza, alle forze dell’ordine o a contatti personali in base alle impostazioni. Può essere integrato nell’antifurto o aggiunto in un secondo momento.

SIRENA

Componente dell’impianto di antifurto che segnala l’allarme. Essa viene attivata dalla centrale una volta che questa, a sua volta, ha ricevuto l’allarme da uno o più sensori. La sirena può essere da interno o da esterno. Quella da interno allerta i presenti e, soprattutto, ha lo scopo di disorientare gli intrusi. Quella da esterno ha invece lo scopo di segnalare l’intrusione a chi si trova al di fuori. Le sirene classiche utilizzano segnali sia sonori che visivi. Esse sono spesso collegate a combinatori telefonici, che amplificano l’allarme collegandosi automaticamente alle forze dell’ordine o ad istituti di vigilanza.

VOLUMETRICO

Si dice volumetrico l’elemento atto al controllo di uno spazio, ad esempio una stanza, un garage o un giardino. I sensori volumetrici possono essere da interno o da esterno, e funzionare grazie all’apporto di diverse tecnologie.

WIRELESS

Sistema che si avvale della tecnologia senza fili. Esso può essere installato facilmente, senza l’utilizzo di cavi, e può anche essere spostato in caso, ad esempio, di trasferimento. Un altro vantaggio di un sistema wireless è il costo più contenuto rispetto ad un impianto filare. Un sistema d’allarme per la casa può anche prevedere la combinazione di elementi filari e wireless.

Frequenze e codifiche dei telecomandi per cancello automatico

Da oltre 30 anni l’utilizzo di comandi a distanza si è diffuso per l’automazione civile, in particolar modo per l’apertura di cancelli, serrande e bascule. Naturalmente la tecnologia si è evoluta nel corso dei decenni. Nello specifico sono due i fattori che permettono il funzionamento di questi radiocomandi: le frequenze utilizzate e le modalità di codifica delle frequenze stesse.

I primi sistemi operavano attraverso le basse frequenze, comprese tra i 27 e i 41 MHz, finché non sono stati sostituiti dai sistemi definiti a frequenza libera, che operavano invece ad alta frequenza (260-350 MHz). Vi è una differenza sostanziale tra le due tipologie, ovvero l’ingombro. Quelli a bassa frequenza, infatti, avevano bisogno di antenne in ferrite avvolte e batterie di circa 9V. I sistemi che funzionano ad alta frequenza, invece, non necessitano di questi elementi di grosse dimensioni, ed hanno permesso, quindi, la diffusione dei prodotti tascabili in uso anche oggi.

Diversamente da quanto accadeva in precedenza, attualmente la scelta delle frequenze da utilizzare è vincolata dalle normative europee in materia. Si è arrivati così all’uso di quattro frequenze, due basse (40, 665 MHz e 40,685 MHz) e due alte (433,92 e 868,35 MHz), mentre quelle comprese tra i 260 ed i 350 MHz sono oggi proibite. Esistono inoltre due canali in deroga rispetto a queste frequenze, diversi per ogni Paese Europeo.

L’unica frequenza quarzata omologata è quella a 40.685 MHz, anche se in Italia sono ancora in vendita ricambi che ne utilizzano altre, in attesa che i vecchi sistemi si esauriscano e vengano sostituiti dalle nuove tecnologie.  I telecomandi quarzati sono quelli che contengono un quarzo al loro interno, sulla cui testa è indicata la frequenza sulla quale lavora.

Nel nostro Paese vengono utilizzate le alte frequenze, ovvero 433,92 e 868,35 MHz, oltre ai due canali in deroga rispettivamente a 30,875 MHz e 30,900 MHz.

Anche i sistemi di codifica presentano caratteristiche differenti, in base soprattutto al periodo di produzione. Esistono infatti i radiocomandi a codice fisso e quelli definiti rolling code, ovvero a codice variabile. La differenza è proprio questa: mentre per quelli a codice fisso il collegamento con la ricevente dipende sempre dallo stesso codice, quelli rolling code generano un codice sempre diverso, essendo in questo modo più sicuri poiché ovviamente più difficili da clonare per scopi illeciti. Questo però incide anche sulle modalità di clonazione del telecomando per l’utente proprietario: i radiocomandi rolling code richiedono infatti anche un intervento sulla ricevente per essere copiati, poiché quest’ultima deve riconoscere e memorizzare ogni singolo dispositivo operante con essa. La variazione del codice, inoltre, è data da un algoritmo matematico. Questo implica che, la duplicazione di questo tipo di telecomandi, non consiste nella copia di un codice, ma di un sistema di regole matematiche, variabili in base al singolo modello.